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Tudo o que estamos fazendo para economizar água está errado

Foi realizado na primeira semana de abril, em Washington, o Water Week 2016 (evento interno do Banco Mundial reservado à especialistas). Compareceram 250 profissionais de muitas partes do mundo para apresentar e discutir aspectos programáticos e técnicos, bem como estratégias de práticas globais de gestão hídrica. Paralelamente ao evento foram realizadas diversas palestras técnicas.

Entre várias apresentações, umas das mais destacadas foi a de Liping Jiang, pesquisador chines especialista em água, onde alertou sobre as tecnologias contemporâneas adotas como soluções para economizar água. Esses métodos, na verdade, usam mais água do que antigamente, e advertiu: as definições de “consumo” e “eficiências” talvez estejam equivocadas e que estamos jogando muito recurso hídrico fora.

Saiba mais sobre no texto publicado no Linkiesta.it, em italiano:

La prima settimana di aprile si è tenuta a Washington la settimana dell’acqua della Banca Mondiale (Water Week 2016). Si tratta di un evento interno alla Banca e riservato agli specialisti del settore. Circa 250 presenti, la maggior parte staff della Banca stessa arrivato da ogni angolo del mondo per presentare e discutere teorie e strategie di ogni aspetto programmatico e tecnico della Water Global Practice. Molti interventi e sessioni tecniche si sono svolte in parallelo.

Tra le varie presentazioni, una delle più importanti è stata quella Liping Jiang, Senior Water Specialist, perchinese, che senza girarci troppo intorno, spiega che le soluzioni fin qui adottate per rispondere al problema della scarsità d’acqua sono grossolanamente sbagliate. Mr. Jiang definisce le “cosiddette tecnologie” che “risparmiano acqua” un danno enorme per l’ambiente. Queste tecnologie non solo non risparmiano acqua, infatti, ma ne consumano molta più di prima. E ci avvisa che è sulla definizione di “consumo” e di “efficienza”, infatti, che ci stiamo giocando le nostre risorse idriche.

Mr. Jiang presenta il caso della Cina, mettendo in luce l’erroneo presupposto delle regolamentazioni di concessione del prelievo dai corpi idrici, che equiparano il concetto di “prelievo” a quello di “consumo”, come avviene d’altra parte anche nel resto del mondo. Di conseguenza, nel caso dell’agricoltura, le tecnologie e metodologie per “risparmiare” acqua sviluppate negli ultimi decenni hanno puntato a migliorare l’efficienza nell’uso delle quantitá prelevate per aumentare la produttivita, aumentando al contempo la percentuale di acqua effettivamente consumata, con il risultato che oggi si consuma fino a quattro volte più acqua di soli venti anni fa a parità di quantità prelevata. Questo fattore, combinato con l’incremento demografico e l’aumento di consumo d’acqua pro-capite legato alla crescita economica del pianeta, nei soli Stati Uniti ha portato ad un incremento del consumo di acqua di circa 8 volte nel corso dell’ultimo secolo, mentre si stima un raddoppio della domanda mondiale da qui al 2050.

Ma allora che cosa si intende realmente per consumo di acqua? Il vero consumo è in sostanza l’evapotraspirazione (ET), ovvero la quantità d’acqua che ritorna in atmosfera in forma di vapore per evaporazione e traspirazione dal suolo e dalle piante. Le nuove tecniche di irrigazione, infatti, tendono ad ottimizzare l’assorbimento d’acqua da parte delle piante, riducendo il più possibile la quantità d’acqua che percola nel terreno che andrebbe altrimenti ad alimentare gli acquiferi. In Cina si sono accorti che le conseguenze di questa maggiore efficienza nell’uso della risorsa per incrementare la produzione agricola sta portando al depauperamento delle proprie riserve d’acqua a livello di bacino.

In Cina si sono accorti che le conseguenze di questa maggiore efficienza nell’uso della risorsa per incrementare la produzione agricola sta portando al depauperamento delle proprie riserve d’acqua a livello di bacino
Il problema non è peculiare della Cina, ma globale. Le politiche di regolamentazione per l’uso della risorsa idrica, a livello mondiale, limitano e regolano il prelievo o l’estrazione della risorsa da un corpo idrico, disinteressandosi del reale consumo della risorsa. Il nuovo approccio che si sta sviluppando e testando proprio in Cina è di sviluppare una regolamentazione basata sulla limitazione del reale consumo della risorsa, abbandonando le vecchie norme che si limitavano alla regolamentazione del prelievo. Dunque la maggior efficienza andrà ricercata nelle tecniche per la riduzione dell’evapotraspirazione, a parità di acqua consumata.

La sfida sta tutta nelle soluzioni tecniche e tecnologiche che permettano da un lato agli utilizzatori della risorsa di migliorare la produttivitá entro limiti di consumo dettati dalla legge, e dall’altro alle entità preposte al controllo, di monitorare l’evapotraspirazione per permettere l’applicazione effettiva di questa nuova forma di regolamentazione,.

Sui sistemi di monitoraggio, Mr. Jiang ha già le idee chiare: il telerilevamento da satelliti già ci permette di quantificare l’evapotraspirazione che avviene in un fazzoletto di suolo di cinque metri per cinque, risoluzione largamente sufficiente per monitorarla dunque a livello di un terreno agricolo anche di piccole o medie dimensioni. Le conclusioni di Mr. Jiang infatti si basano sui dati storici messi a disposizione dall’Istituto di Telerilevamento dell’Accademia delle Scienze Cinese che ha permesso di verificare e mettere a confronto l’evapotraspirazione del suolo cinese in questi ultimi anni, e sará alla base del sistema di monitoraggio futuro.

C’è indubbiamente ancora molto lavoro da fare per armonizzare regolamentazioni e tecnologie, ma la sfida è lanciata, e la Cina potrebbe ben presto offrire soluzioni di assoluta avanguardia nel settore della gestione idrica per il contenimento, se non addirittura la riduzione dell’evapotraspirazione eccessiva e delle sue catastrofiche conseguenze, che includono desertificazione, carestie, impulso ad importanti flussi migratori e destabilizzazione dei sistemi economici e politici, fino ai conflitti per l’accesso alla risorsa. Non é dunque da sottovalutare l’attenzione che l’approccio cinese possa presto attrarre e il conseguente impatto sulla gestione delle risorse idriche mondiali.

La principale preoccupazione di Mr. Jiang, e a ragione, é dunque quella di “convincere” quanto prima i decisori istituzionali a mettere mano alle proprie regolamentazioni per aggiornarle al piú presto. Un lavoro di persuasione che sembra stia riuscendo in Cina, ma che al di fuori di essa é poco conosciuto. Mr. Jiang é pronto a collaborare con chiunque sia interessato al tema, mettendo a disposizione il sostegno degli istituti di ricerca, monitoraggio e controllo cinesi. Quello di Mr. Jiang è un vero e proprio appello, nella speranza di trovare instituti e professionisti, in Italia ed in Europa, pronti a rispondere per lavorare su un progetto comune di aggiornamento delle regolamentazioni dell’uso della risorsa idrica.

Per contatti: https://www.linkedin.com/in/lpalazzotto

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